mercoledì 14 ottobre 2015

ALLENTARE LA PRESA, LASCIARE ANDARE, LASCIAR CADERE...


“GARDENS”,  exhibition of Shinichi Maruyama  showed at Bruce Silverstein Gallery (www.brucesilverstein.com)

Nel libro Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, romanzo geniale di Robert M. Pirsig che racconta di un viaggio reale e metaforico dell'autore con suo figlio, viene citata la pratica della vecchia trappola indiana per scimmie.
Essa "consiste in una noce di cocco svuotata e legata a uno steccato con una catena. La noce di cocco contiene del riso che si può prendere infilando la mano in un buco. L'apertura è grande quanto basta perché entri la mano della scimmia, ma è troppo piccola perché ne esca il suo pugno pieno di riso. La scimmia infila la mano e si ritrova intrappolata - esclusivamente a causa della rigidità dei suoi valori. Non riesce a cambiare il valore del riso. Non riesce a vedere che la libertà senza riso vale più della cattura con".
Proprio non le riesce di comprendere che ciò che fino a quel momento le è stato utile, il riso, ora le sarà fatale: il cacciatore potrà catturarla senza alcuna fatica e sarà la fine.

Ma se per una scimmia non è possibile comprendere questo, lo è per un essere umano.
E' possibile, se lo vuole (davvero, nel suo profondo), rinunciare all'abitudine mentale, al comportamento standardizzato, in favore di un comportamento che tenga conto di variabili importanti, come la cattura a causa del riso.

Shiniki Maruyama in "Kusho"

Certo, è faticoso. Emotivamente impegnativo. Doloroso.
A volte richiede anche il coraggio di chiedere un aiuto esterno,
 un sostegno.

Giungere ad allentare la presa.
Lasciar cadere. 
Lasciar andare.
Il nostro riso.

Water sculpture by Shiniki Maruyama

Il nostro riso: 
  • preoccupazioni
  • vecchi risentimenti 
  • antiche ferite
  • convinzioni cristallizzate
  • sensi di colpa
  • opinioni 
  • aspettative 
  • situazioni
  • persone
  • dipendenze 
  • limitazioni
Ci aggrappiamo disperatamente a qualcosa/qualcuno che diventa invece fonte di dolore, di blocco evolutivo, di impedimento al vivere con pienezza e con serenità.
Perché molto spesso ci viene più spontaneo attribuire a cause esterne, come la "trappola", la causa del nostro dolore, piuttosto che riconoscere che la vera origine della nostra sofferenza risiede in noi, nella nostra scelta di non mollare il riso.
Scegliamo di non lasciarlo andare. Tenacemente. E soffriamo.

Pensiamo che potremmo perdere qualcosa.
Dimenticando che lasciando andare potremmo liberare le nostre mani per accogliere qualcos'altro. 
Qualcosa di nuovo.
Ma il nuovo spaventa. Anche se può essere buono. Perché è il "non conosciuto".
Spaventa così tanto da tenerci ancorati al vecchio, pur se doloroso.


Ci vuole una gran forza a lasciar cadere.
E' la stessa forza che richiede l'accettazione. Il non opporsi.
E lasciar cadere nell'accettazione della realtà definisce la differenza tra l'esser vittime e l'essere consapevolmente attivi nella scelta di continuare a vivere.

Lasciar cadere è un atto di fiducia nei confronti di noi stessi e della nostra esistenza.




L'accettazione è il primo passo per superare una delusione. Il dolore nasce sempre dal desiderio che le cose siano diverse da come sono.

                                                                                       Swami Kriyananda
    

Lasciate cadere ciò che vuole cadere; se lo trattenete vi trascinerà con sé.

                                                                       C.G. Jung, Liber Novus, Il libro rosso, pag. 245





Le immagini sono dell'artista giapponese, trapiantato a New York, Shiniki Maruyama.
Egli fa della fotografia un'arte quasi pittorica immortalando getti di colore o di liquidi.
Nello specifico di "Kusho", una collezione di 23 scatti, egli fissa fotograficamente l'attimo immediatamente precedente in cui getti d'acqua e inchiostro nero si mescolano in soluzioni impreviste e inaspettate, dando luogo a danze liquide che neppure l'artista può immaginare in anticipo.

Qui un suo video:
Qui, sul suo sito le sue sculture d'acqua:

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