mercoledì 25 febbraio 2015

OLIVER SACKS

Lo spessore di un uomo si palesa in ogni momento della sua esistenza.





Oliver Sacks ha annunciato su un editoriale del New York Times di essere malato di tumore e di essere nella fase terminale della malattia.
Il famoso neurologo, nonché apprezzatissimo scrittore e divulgatore scientifico britannico, figlio di un medico internista e di una tra le prime donne chirurgo dell'Inghilterra, è attualmente docente alla New York University School of Medicine.

Si è occupato delle problematiche poste da pazienti sofferenti di emicrania cronica e di parkinsonismo postencefalico. Ha studiato inoltre le funzioni e le sindromi dell'emisfero destro, nonché le ripercussioni, a livello centrale, di lesioni periferiche o di deficit specifici, quali la sordità congenita. 

Il suo atteggiamento nei confronti  dello studio delle patologie e dei pazienti credo possa palesarsi, almeno in parte, da queste due citazioni estratte da due tra i suoi saggi di maggior successo:

"Non c'è nulla di vivo che non sia individuale: la nostra salute è nostra, le nostre malattie sono nostre, le nostre reazioni sono nostre, non meno nostre e individuali della nostra mente e della nostra faccia. Salute, malattie e reazioni non possono essere capite in vitro, da sole; possono essere capite solo se riferite a noi, quali espressioni della nostra natura, del nostro vivere, del nostro esser-ci".
da Risvegli, Adelphi, 1987, (Awakening, 1973).

"La storia individuale del malato e l'intera vita del malato non devono mai passare in secondo ordine".
da L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi, 1986, (The Man Who Mistook His Wife for a Hat, 1985). 

Da Risvegli, libro che tratta di venti pazienti colpiti da encefalite letargica nel 1920 e del  loro "risveglio" in seguito alla somministrazione, da parte dello stesso Dott.Sacks, di un farmaco allora nuovo, la L-Dopa, fu tratto l'omonimo film che guadagnò tre nomination all'oscar:


In L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Sacks presentò una raccolta di casi neurologici da lui seguiti personalmente illustrando diverse patologie e disturbi tra cui la prosopagnosia. Un deficit percettivo acquisito o congenito che non consente il riconoscimento di volti, anche familiari, e di cui lo stesso Dottor Sacks soffre.


Nel 2000 l'Institute of Music and Neurologic Function di New York gli assegnò il primo Music Has Power Award, premio che Sacks ottenne nuovamente nel 2006 dopo i suoi 40 di servizio al Berth Abraham e per il suo grande contributo a supporto alla music therapy.
I suoi studi in merito agli effetti provocati dalla musica sul cervello umano sono trattati sotto un profilo divulgativo nel saggio Musicofilia / Racconti sulla musica e il cervello, Adelphi, Milano, 2008 - nuova ed. aggiornata 2009, (Musicophilia /Tales of Music and the Brain, 2007).

Nel suo libro L'occhio della mente, Adelphi, 2011, (The Mind's Eye, 2010), descrisse altri casi clinici evidenziando come ogni ferita o disagio andasse ad attivare strategie adattive insospettate, ridisegnando esperienze e competenze in modo impensabile. Ma ciò che stupisce di questo libro sono la lucidità e l'oggettività con le quali, lo stesso medico, si auto-osserva e si descrive clinicamente nella sua prosopagnosia e nel suo melanoma all'occhio destro.

Ora, a distanza di cinque anni, ecco che il Dottor Sacks condivide col mondonell'editoriale sopra citato, dal titolo My own life, l'avanzamento del suo tumore . 
Uno scritto che non può lasciare indifferenti.

Ecco alcuni passaggi:

Circa un mese fa pensavo di stare molto bene, di godere di una buona salute. A 81 anni nuotavo ancora un miglio al giorno. Ma la mia fortuna è finita. Qualche settimana fa ho saputo che nel mio fegato si diffondono varie metastasi. Nove anni fa mi era stato diagnosticato un raro tumore all'occhio, un melanoma oculare. Anche se la radioterapia e il raggio laser usati per rimuovere il tumore mi avevano provocato la cecità all'occhio interessato, ero ottimista perché solo in casi molto rari quei tumori rinascono in metastasi. Sono rientrato nel 2% di rischio di questo tipo di cancro.
Sono grato per i nove anni in cui ho goduto di buona salute e produttività dopo quella diagnosi, ma ora mi trovo faccia a faccia con la morte. Il cancro occupa già un terzo del mio fegato, e anche se la sua diffusione può tardare questo tipo particolare di cancro non può essere bloccato.

Ora devo scegliere come vivere i mesi che mi restano. Devo vivere nel modo più ricco, più profondo e più produttivo possibile. (...)

Negli ultimi giorni sono stato capace di vedere la mia vita a partire da una grande elevazione, come una sorta di paesaggio, e con un profondo senso di connessione di tutte le sue parti. Ciò non vuol dire che mi senta alla fine della vita.

Al contrario, mi sento intensamente vivo. Nel tempo che mi resta, voglio e spero di consolidare le mie amicizie, per dire addio a coloro che amo, per scrivere di più, per viaggiare e, se avrò la forza, per raggiungere nuovi livelli di visione e comprensione della vita e del mondo. Ciò implicherà audacia, chiarezza e semplice uso della parola; cercare di far bene i miei conti con il mondo. Ma ci sarà anche tempo per divertirmi (e perfino per fare qualche stupidaggine).

All'improvviso, percepisco un fuoco luminoso e una prospettiva. So che non c'è tempo per nulla che non sia essenziale. (...)

Non posso fingere di non aver paura, ma il sentimento predominante è la gratitudine. Ho amato e sono stato amato. Ho ricevuto molto e ho dato qualcosa in cambio. (...) Sono stato, al di sopra di tutto, un essere che sente, un animale pensante, in questo bel pianeta, cosa che mi sembra un enorme privilegio e una grande avventura.

(Su Aleteia il testo completo tradotto in italiano)


Fonti:
http://www.nytimes.com/2015/02/19/opinion/oliver-sacks-on-learning-he-has-terminal-cancer.html?_r=0
http://www.treccani.it/enciclopedia/oliver-sacks/
http://www.cbsnews.com/news/prosopagnosia-oliver-sacks-battle-with-face-blindness/



venerdì 6 febbraio 2015

Gratitudine


Immagine tratta dal web, autore e proprietario sconosciuti che...Ringrazio


La gratitudine è un importante segnale della capacità di attribuzione di valore a persone e a cose. Essa è la conferma del riconoscimento di ciò che è buono e degno di cura e custodia, di ciò che sarebbe mal-sano sprecare.
Ognuno di noi, anche nella sofferenza, può trovare, a volte con l'aiuto di qualcun altro, persone e situazioni "buone" per le quali essere grato. A questo "buono" aggrapparsi tenacemente, da questo "buono" estrarre linfa vitale per risalire la china e tornare a sorridere.


                                                                                              Roberta Tezza