giovedì 10 settembre 2015

Prospettive e trasformazioni


L'arteterapia non è tanto "l'arte" dell'interpretazione, ma piuttosto "l'arte" dell'espressione dei contenuti emotivi e della loro osservazione e comprensione.

Portare questi contenuti fuori di sé, dare loro forma in uno spazio definito che accoglie e contiene, per poterli osservare.
Prendere un po' di distanza per cogliere aspetti, sentimenti, emozioni e vissuto nella loro globalità. Riavvicinarsi per approfondire ciò che serve. per meglio comprendere, e prenderne coscienza. 

Poi ri-allontanarsi e vedere da un'altra angolazione, da un'altra prospettiva.
Guidati e sostenuti dall'arteterapeuta che è "occhio" esterno, che è altro punto di vista, appunto.


Cambiare materiale artistico, ruotare l'elaborato artistico, rielaborarlo, per rendersi conto che cambia l'approccio alla rappresentazione e alla relazione con l'oggetto rappresentato.
Osservare insieme per confrontarsi.

La percezione cambia.

Ecco che succede qualcosa: -- A questo non avevo pensato...-- oppure: -- Beh, stando così le cose...-- e: -- Sì, vista la situazione da questa prospettiva...--.

E' l'apertura. L'apertura alla riflessione, al ribaltamento della prospettiva.
La riconsiderazione degli eventi, la loro messa in discussione, la loro ricollocazione, l'attribuzione di senso, di significato.

Una nuova percezione. Un'emozione. Un nuovo pensiero.
A partire da qui può aver luogo una trasformazione.



Percepire un aspetto nuovo di sé stessi è il primo passo verso il cambiamento del concetto di sé. 
Carl Rogers, Un modo di essere, 1980 

...disporsi attivamente nei confronti della realtà esterna anziché subirne l'assedio, favorisce una condizione potenziale di trasformazione della personalità, implica un'apertura verso ciò che eccede i confini dell'ordinario, del prevedibile. Aldo Carotenuto, Il fondamento della personalità, 2000

mercoledì 2 settembre 2015

SILENZIO, ASSENZA, SCOPERTE
Photo: Monica Denevan






Buonasera.
Torno a scrivere sul blog dopo settimane di assenza e di silenzio.


Settimane di vacanza.
Vacanza: dal lat. vacantia "essere libero", part. pres. di vacare "esser vuoto".

Interruzione delle abitudini, scioglimento dagli impegni e svuotamento di quella pienezza di incontri, suoni, immagini, cose, appuntamenti quotidiani che contraddistingue la nostra moderna esistenza.

Fermarsi diventa necessario, vivificante, catartico.

Fermarsi in silenzio per poter ascoltare.
Coltivare un silenzio che predispone all'ascolto, che consente, come quando eravamo scolari, di prendere appunti e poi di "ripulire" la lavagna per potervi tracciare altri segni, altre formule.

Silenzio e assenza che scandiscono ritmi nelle relazioni e che consentono di ascoltare dentro di noi ciò che gli incontri, le comunicazioni e le informazioni hanno lasciato.
Possibilità di pensare, ragionare, operare connessioni.
Possibilità generata anche dalla distanza, che crea nuove prospettive e nuovi sguardi.

E' così che possiamo scoprire del nuovo, in noi e fuori di noi.

Vi auguro un buon inizio d'autunno e un buon ritorno ai lavori, ma soprattutto vi auguro di poter salvaguardare piccoli momenti sacri tutti per voi, nel silenzio e nella quiete.
Magari con fogli e colori.


E vi lascio un invito modulato dalle parole di Tiziano Terzani.

A presto,

Roberta


"Pensa alle cose che hai dentro, alla forza, alla fantasia, al potenziale di felicità che hai ancora da scoprire solo dando al tutto l'occasione di venir fuori. Quell'occasione bisogna dargliela, perché è triste pensare alla gente che quell'occasione non se l'è mai data e alla fine se ne va credendo di non aver mai potuto essere nient'altro".

Tiziano Terzani
Lettera a Saskia, 19 agosto 1990, Daigo, Giappone