lunedì 24 febbraio 2014


GRAZIE EDITH!



“L’arte terapia è una formulazione della cosiddetta esperienza interiore. Quella vita interiore che è impossibile raggiungere per mezzo del pensiero discorsivo, perché le sue forme sono incommensurabili con le strutture del linguaggio. In questo contesto la parola forma è essenziale. E’ l’ordine e la struttura con la quale l’espressione artistica concretizza le esperienze. Ci dà la possibilità di riconoscere, far emergere e padroneggiare l’esperienza interna”.                                         
                                 Edith Kramer (29 agosto 1916 - 22 febbraio 2014)    



Ieri mattina è mancata, nella sua casa in Austria, una delle pietre miliari dell'Arteterapia:
Edith Kramer.

Il suo preziosissimo contributo espresso in decenni di conduzioni, presentazioni, scritti e condivisioni di esperienze (oltre che di docenza) è stato tra i fondamentali nella strutturazione metodologica di questa disciplina.
Nata a Vienna il 29 agosto del 1916, nipote dello scrittore Theodor Kramer e dell'attrice Elizabeth Neumann-Viertel, frequentò dal 1929 al 1934 la Schwarzwaldschulen, improntata ad una pedagogia riformata e innovativa.
Dal 1934 al 1938 fu allieva di Friedl Dicker-Brandeis, la quale aveva sempre messo in pratica i principi della Bauhaus arricchendoli successivamente di spunti tratti dalle teorie montessoriane con le quali era venuta in contatto e dalle quali era rimasta affascinata.
Nel suo lavoro di pedagoga, Edith Kramer le si era affiancata a Vienna e non aveva esitato a seguirla a Praga.



Ecco le parole di Edith Kramer:

“Quando ero a Praga tenevo dei corsi a bambini rifugiati tedeschi con Friedl Dicker. Il suo atteggiamento e le modalità di trattamento mi influenzarono molto ed ebbi l’occasione di imparare molto da lei...Quando Friedl fu internata nel campo di Terezin con la popolazione del ghetto, ha continuato a lavorare e ad insegnare ai bambini e questi lavori si sono salvati. Quando vidi, nel dopoguerra, questi lavori salvati miracolosamente, fui impressionata dallo stato di salute dei bambini che vivevano in condizioni così dure. Questi bambini malgrado la situazione avevano avuto una buona infanzia che permetteva loro di fare arte”.


Friedl Dicker venne poi trasferita ad Auschwitz il 28 settembre 1944, dove morì undici giorni dopo.

Edith Kramer si trasferì negli U.S.A. e nell'immediato dopoguerra iniziò a sostenere che l'arte fosse in grado di attivare processi psicologici non soltanto attraverso l'espressione simbolica di contenuti interni ed emotivi, ma anche attraverso il processo e l'atto artistico e creativo stessi.

Amici dei suoi genitori furono artisti e psicoanalisti come 
Siegfried Bernfeld, Wilhelm e Annie Reich che le fornirono ulteriori ispirazioni per il delinearsi dell'arteterapia dinamicamente orientata.

Edith Kramer ritornò in Europa agli inizi degli anni '80, chiamata da Raffaella Bortino per ricoprire il ruolo di docente nel primo corso di formazione quadriennale a "Il Porto Adeg" di Torino.
Dall'esperienza e dagli studi di Edith Kramer e da successive contaminazioni/rielaborazioni con un approccio psicodinamico, in collaborazione con la New York University e dopo il suo ritorno in Europa, ha avuto origine l'orientamento metodologico della mia formazione in arteterapia clinica. 

Edith Kramer è stata docente dei miei docenti.
Le radici sono all'origine dell'albero e sono condizione necessaria per la sua crescita.
Ringrazio queste radici per aver contribuito a farmi diventare l'arteterapeuta che sono.
Ecco perché questo mio tributo era quanto mai sentito e doveroso.

Grazie Edith, un abbraccio. Ti spero in mezzo ai colori.


Eccola in questi video:
Edith Kramer - Art Therapy

E in queste immagini:
Edith Kramer Gallery

Il sito ufficiale:
Edith Kramer




Edith Kramer (la terza da destra in prima fila) e alcune delle mie docenti
(per gentile concessione di Gianna Taverna)

Edith Kramer - Autoritratto











Referenze:


lunedì 17 febbraio 2014

UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE. 
La forza dei sogni e della creatività.

Se dal letame nascono i fiori dall'immondizia può nascere la musica.











"The world send us garbage.
We send back music."
                           Favio Chavez                                                                 Orchestra Director
(Il mondo ci invia immondizia. Noi restituiamo musica)


I residenti di Cateura, Paraguay, non soltanto cercano di vivere al meglio in mezzo ai massicci mucchi di rifiuti che soffocano la loro città. No.
Mentre il mondo intero produce un trilione di tonnellate di rifiuti all'anno, mentre il resto del mondo parla di salvaguardia dell'ambiente e cerca di trovare soluzioni possibili ai disastri ecologici, a Cateura, Paraguay, un uomo ha escogitato un modo molto creativo per promuovere il riciclo, il rispetto dell'ambiente, 
la consapevolezza sociale, l'amore per la musica e l'educazione dei ragazzi.
Qui, da una discarica, un "selezionatore di immondizia" soprannominato "Cola", un maestro di musica di 36 anni, Favio Chavez, e un gruppo di ragazzi che abitano i bassifondi vicino ad una discarica generano bellezza.

I rifiuti opportunamente riciclati e assemblati sono diventati strumenti musicali e i ragazzi educati con passione sono diventati i componenti di una vera orchestra:
The Recycled Orchestra.


Il potere dei sogni e della creatività.


Ne è nato anche un documentario: "LandfillHarmonic".
Un documentario sul potere trasformativo sulla musica e sulla denuncia delle due questioni fondamentali della nostra società moderna, la povertà e l'inquinamento.





QUI il sito ufficiale.

domenica 2 febbraio 2014


 Immagine tratta dal web. Autore sconosciuto.

"Tutte le opere dell'uomo hanno la loro origine nella fantasia creativa. 
Che diritto abbiamo allora di disprezzare la forza immaginativa?
Nel corso normale delle cose la fantasia non cade facilmente in errore, essa è troppo strettamente legata alle radici dell'istinto umano e animale. Riesce sempre in maniera sorprendente a farsi giustizia.
L'attività creativa dell'immaginazione libera l'uomo dalla sua schiavitù del -senso del nulla- e lo eleva allo stato d'animo di colui che gioca, perché, come dice Schiller: "L'uomo è completamente umano solo quando gioca". 

Lo scopo a cui miro è di provocare uno stato psichico nel quale il mio paziente cominci ad esperimentare la propria natura e cerchi di ottenere uno stato di fluidità, di dinamismo e superamento, in cui non vi sia più nulla di eternamente fisso e di disperatamente fossilizzato".

 [C. G. Jung, II problema dell'inconscio nella psicologia moderna. Einaudi, Torino 1959, pag. 81]