mercoledì 28 ottobre 2015

NIDI D'AFFETTO, BASI SICURE

Alice Vacondio, Nidi d'affetto, 2014

Quando, in una delle mie ricerche e peregrinazioni in rete, mi sono imbattuta nelle fotografie di questa ragazza poco più che diciottenne, sono rimasta folgorata dalla loro potenza simbolica e comunicativa, oltre che dalla loro poesia. 
La delicatezza e la semplicità (ben lontana dalla banalità) di queste immagini sono espressione di contenuti profondi che lasciano sorgere innumerevoli riflessioni, confermando come semplicità e complessità siano da sempre intrinsecamente connesse e sottolineando, ancora una volta, come le immagini possano veicolare contenuti che richiederebbero l'ausilio di innumerevoli parole.

L'autrice, Alice Vacondio, studentessa del liceo artistico Chierici di Reggio Emilia, è la vincitrice, con il suo progetto "Nidi d'affetto", del Premio per la fotografia Davide Vignali 2015, il concorso fotografico e video aperto agli studenti del quinto anno delle scuole superiori dell'Emilia-Romagna, promosso da fondazione Fotografia e Istituto d'Arte Venturi di Modena, in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Concorso ideato dai genitori del ragazzo al quale è intitolato, dagli insegnanti e dai compagni dell'Istituto d'Arte Venturi che intendono così ricordarlo, data la sua prematura scomparsa.

 Dal blog di Alice cito:

"NIDO, la parola nido principalmente è una parola semplice , di solo due
sillabe , di piccola lunghezza , sembrerebbe quasi una parola
insignificante , ma a volte senza che la gente se ne accorga sono
proprio queste parole a dare spessore alla nostra vita. ..."


Alice Vacondio, Nidi d'affetto, 2014

Aggiungo due citazioni per me molto calzanti in proposito:

“In realtà alla resa dei conti, non esiste sforzo più valido e meritevole di quello orientato a prevenire e a ridurre la sofferenza umana. Cambiamenti sociali ed economici a parte, il sistema migliore di conseguire l’obiettivo non è forse quello di offrire ai bambini un’infanzia serena? e come si può essere sicuri di realizzarlo se non dando loro comprensione e sicurezza, famiglie libere da tensioni, con possibilità di crescere e di dispiegare a pieno le proprie capacità?...(...)

L'ambizione fondamentale dell'uomo contemporaneo è quella di essere ragionevolmente felice e di avere la capacità e la propensione a creare un clima favorevole per se stesso e per gli altri.
In questo senso la famiglia svolge un ruolo preminente.”


-- Samuel R.Slavson,1958


Alice Vacondio, Nidi d'affetto, 2014


La caratteristica più importante dell’essere genitori? Fornire una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi nel mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato. In sostanza questo ruolo consiste nell’essere disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, per incoraggiare a dare assistenza, ma intervenendo attivamente solo quando è chiaramente necessario. 

-- John Bowlby – Una base sicura, 1988


Referenze:





mercoledì 14 ottobre 2015

ALLENTARE LA PRESA, LASCIARE ANDARE, LASCIAR CADERE...


“GARDENS”,  exhibition of Shinichi Maruyama  showed at Bruce Silverstein Gallery (www.brucesilverstein.com)

Nel libro Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, romanzo geniale di Robert M. Pirsig che racconta di un viaggio reale e metaforico dell'autore con suo figlio, viene citata la pratica della vecchia trappola indiana per scimmie.
Essa "consiste in una noce di cocco svuotata e legata a uno steccato con una catena. La noce di cocco contiene del riso che si può prendere infilando la mano in un buco. L'apertura è grande quanto basta perché entri la mano della scimmia, ma è troppo piccola perché ne esca il suo pugno pieno di riso. La scimmia infila la mano e si ritrova intrappolata - esclusivamente a causa della rigidità dei suoi valori. Non riesce a cambiare il valore del riso. Non riesce a vedere che la libertà senza riso vale più della cattura con".
Proprio non le riesce di comprendere che ciò che fino a quel momento le è stato utile, il riso, ora le sarà fatale: il cacciatore potrà catturarla senza alcuna fatica e sarà la fine.

Ma se per una scimmia non è possibile comprendere questo, lo è per un essere umano.
E' possibile, se lo vuole (davvero, nel suo profondo), rinunciare all'abitudine mentale, al comportamento standardizzato, in favore di un comportamento che tenga conto di variabili importanti, come la cattura a causa del riso.

Shiniki Maruyama in "Kusho"

Certo, è faticoso. Emotivamente impegnativo. Doloroso.
A volte richiede anche il coraggio di chiedere un aiuto esterno,
 un sostegno.

Giungere ad allentare la presa.
Lasciar cadere. 
Lasciar andare.
Il nostro riso.

Water sculpture by Shiniki Maruyama

Il nostro riso: 
  • preoccupazioni
  • vecchi risentimenti 
  • antiche ferite
  • convinzioni cristallizzate
  • sensi di colpa
  • opinioni 
  • aspettative 
  • situazioni
  • persone
  • dipendenze 
  • limitazioni
Ci aggrappiamo disperatamente a qualcosa/qualcuno che diventa invece fonte di dolore, di blocco evolutivo, di impedimento al vivere con pienezza e con serenità.
Perché molto spesso ci viene più spontaneo attribuire a cause esterne, come la "trappola", la causa del nostro dolore, piuttosto che riconoscere che la vera origine della nostra sofferenza risiede in noi, nella nostra scelta di non mollare il riso.
Scegliamo di non lasciarlo andare. Tenacemente. E soffriamo.

Pensiamo che potremmo perdere qualcosa.
Dimenticando che lasciando andare potremmo liberare le nostre mani per accogliere qualcos'altro. 
Qualcosa di nuovo.
Ma il nuovo spaventa. Anche se può essere buono. Perché è il "non conosciuto".
Spaventa così tanto da tenerci ancorati al vecchio, pur se doloroso.


Ci vuole una gran forza a lasciar cadere.
E' la stessa forza che richiede l'accettazione. Il non opporsi.
E lasciar cadere nell'accettazione della realtà definisce la differenza tra l'esser vittime e l'essere consapevolmente attivi nella scelta di continuare a vivere.

Lasciar cadere è un atto di fiducia nei confronti di noi stessi e della nostra esistenza.




L'accettazione è il primo passo per superare una delusione. Il dolore nasce sempre dal desiderio che le cose siano diverse da come sono.

                                                                                       Swami Kriyananda
    

Lasciate cadere ciò che vuole cadere; se lo trattenete vi trascinerà con sé.

                                                                       C.G. Jung, Liber Novus, Il libro rosso, pag. 245





Le immagini sono dell'artista giapponese, trapiantato a New York, Shiniki Maruyama.
Egli fa della fotografia un'arte quasi pittorica immortalando getti di colore o di liquidi.
Nello specifico di "Kusho", una collezione di 23 scatti, egli fissa fotograficamente l'attimo immediatamente precedente in cui getti d'acqua e inchiostro nero si mescolano in soluzioni impreviste e inaspettate, dando luogo a danze liquide che neppure l'artista può immaginare in anticipo.

Qui un suo video:
Qui, sul suo sito le sue sculture d'acqua: